L’altro virus

Molte fake news sul COVID-19 stanno circolando in modo “virale” sui social media, così come qualche tempo fa successe anche per informazioni di tipo politico, influenzando – in quest’ultimo caso –  anche il comportamento degli elettori. 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha parlato di  vera e propria “infodemia”, evidenziando, come rischio aggiuntivo a quello della reale circolazione del virus, una sovrapproduzione di comunicazioni riguardanti il COVID-19 non sempre accurate, che rende difficile ai cittadini la ricerca di fonti affidabili di informazione. 

La rilevanza della diffusione di fake news sul virus è sottolineata dall’impegno da parte dell’OMS, tramite i suoi partner locali, di lavorare 24h al giorno per identificare informazioni non attendibili, come fantomatiche cure e prevenzioni fai da te, che possano mettere a repentaglio la salute pubblica. L’OMS, inoltre, invita i singoli paesi a preparare una strategia comunicativa rapida, trasparente e regolare per far fronte a questo rischio. 

Un recente studio sperimentale negli Stati Uniti mostra come, in effetti, le persone tendano a condividere false comunicazioni rispetto al COVID-19 anche se sanno di essere in presenza di una potenziale fake news.  

Lo studio si basa su due esperimenti condotti su un campione rappresentativo americano. Nel primo studio, viene cheisto ad un migliaio di partecipanti di leggere 15 notizie false e 15 notizie vere riguardo il COVID-19 (le notizie sono presentate sottoforma di post di Facebook).  A metà del campione (condizione “Accuracy”) viene chiesto se la notizia appena letta è accurata o meno. All’altra metà (condizione “Sharing”), invece, viene chiesto se ha intenzione di condividere la notizia sul web tramite, per esempio, Facebook o Twitter. 

I risultati mostrano che la capacità di discernere le notizie false da quelle vere è molto alta, ma si riduce quando si tratta di decidere se condividerle o meno. In altre parole, le persone in generale sono in grado di discernere la veridicità di una notizia; tuttavia – come spiegano gli autori – le piattaforme social “distraggono” le persone dall’accuratezza di quello che condividono, facendole concentrare su altre cose, come, ad esempio, la propria popolarità sociale (numero di likes, commenti e condivisioni).   

Il secondo esperimento è un intervento di “nudging”, simile a quelli discussi nei precedenti articoli. Si basa di piccoli interventi, dal costo molto contenuto, che spingono la persona scegliere (più o meno consapevolmente) quello che sarebbe ottimale per sé stessi e/o per la società nel suo complesso. 

In questo secondo esperimento gli autori ripetono la condizione “sharing” implementata nel primo studio: fanno leggere a tutti 15 notizie vere e 15 false e poi chiedono loro se sono disposti a condividerle online. Ad una metà del campione (“gruppo di trattamento”), prima dell’esperimento, viene chiesto di valutare l’accuratezza di un articolo su un argomento non correlato con il COVID-19; all’altra metà del campione (“gruppo di controllo”) questa valutazione non viene richiesta. L’intervento di “nudging”, in questo caso, consiste quindi nello spingere i partecipanti a considerare l’accuratezza di un testo come una dimensione importante prima di prendere una decisione (condividere o no, nel caso di questo esperimento). 

I risultati mostrano che, senza il nudging sull’accuratezza, i partecipanti tendono a condividere di più storie vere rispetto a storie false. I partecipanti che, invece, hanno ricevuto il “nudging” sull’accuratezza, tendono a condividere di più le notizie vere rispetto a quelle false. 

Far riflettere le persone sull’accuratezza di una notizia, quindi, le spinge anche a condividere notizie vere. Se le persone, come è stato dimostrato, tendono poi a comportarsi sui social come dichiarano di fare in questi esperimenti, chiedere alle persone di valutare la veridicità di alcuni contenuti, magari prima di dar loro la possibilità di condividerle, può potenzialmente ridurre la circolazione di fake news sul COVID-19 sul web. 

Author: Piero

I am Associate Professor of Economics at the Dept. of Economics & Statistics “Cognetti de Martiis” of the Univ. of Turin, and research affiliate at Collegio Carlo Alberto. I studied Political Science at Bachelor’s and Master’s level at the Univ. Federico II in Naples, the lovely city where I grew up and where I’ve learnt how to survive most other places of the world. Then I received the MSc in Development Economics and the PhD in Economic Theory & Institutions at the Univ. of Rome “Tor Vergata”. Although I was trained as an economist my research topics are at the intersection between different social sciences. They include social preferences (e.g. trust, altruism, cooperation), subjective well-being, happiness and development (e.g. microfinance, civil war and natural disasters). I use experimental- and applied-economics methods such as fieldworks, lab-experiments, policy evaluation tools and analysis of survey data. I founded and currently lead CLOSER (Center for LabOratory Simulations and Experimental Research) with the aim of bringing together psychologists, sociologists and economists for a broader understanding of human behavior. I love riding my mountain and road bikes, swimming, traveling, listening to music and playing it with my indie-rock band.

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