Vita da COVID

I dati di un sondaggio globale sul benessere di migliaia di persone in 26 paesi hanno rivelato come la pandemia stia influenzando la soddisfazione delle persone riguardo la propria vita. Si tratta di uno studio condotto dall’Imperial College di Londra, in partnership con il Sustainable Development Solutions Network (SDSN), YouGov ed il World Happiness Report, che include oltre 120.000 risposte raccolte in 3 settimane, tra il 27 aprile e il 14 giugno. Il sondaggio sta raccogliendo approfondimenti settimanali da più di 20 paesi, monitorando come i comportamenti e gli atteggiamenti del pubblico in relazione a COVID-19 si stanno evolvendo nel tempo. Per misurare il benessere, agli intervistati viene chiesto di segnalare quanto sono attualmente soddisfatti della propria vita utilizzando la cosiddetta “Cantril Ladder”: si chiede agli individui di valutare sé stessi su una scala da 0 a 10, dove 0 rappresenta la peggiore vita possibile e 10 la migliore.

I risultati mostrano che in Occidente i paesi più colpiti dal COVID-19 sono generalmente più infelici di quelli con tassi di mortalità per malattia più bassi. I paesi occidentali che segnalano i livelli più bassi di soddisfazione di vita includono Italia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito, che hanno anche tassi di mortalità COVID-19 più alti. Un risultato certamente non sorprendente. Più interessante, invece, il dato relativo alla fiducia nel sistema sanitario: in tutti i paesi esaminati, le persone che hanno più fiducia nella capacità del proprio sistema sanitario di rispondere al COVID-19 dichiarano anche più alti livelli di soddisfazione di vita rispetto chi, in media, ha meno fiducia nel sistema sanitario.

Inoltre, il report mostra che i giovani ed i disoccupati sono tra coloro che più hanno risentito del COVID-19. In particolare, i giovani sembrano meno soddisfatti della vita. Ciò contrasta nettamente con i dati raccolti prima della pandemia, che in generale mostrano che la soddisfazione di vita segue un andamento a U con l’avanzare dell’età: si riscontrano, in genere, livelli di felicità più alti per giovani e anziani, mentre livelli più bassi sono osservati per le persone di mezza età. Se non sembrano emergere differenze di genere (secondo le stime degli autori, uomini e donne sono ugualmente soddisfatti della vita), i disoccupati mostrano una soddisfazione di vita inferiore a quella degli occupati. L’effetto della disoccupazione è di circa un punto percentuale, leggermente superiore a l’effetto della disoccupazione stimato prima del COVID-19. 

Incrociando i dati sulla disoccupazione con il genere emerge che gli uomini disoccupati dichiarano in media livelli di soddisfazione di vita inferiori rispetto a quelli dichiarati dalle donne disoccupate. C’è da aggiungere che i tassi di disoccupazione sono particolarmente alti per le donne; differenza che, secondo gli autori, contribuisce a spiegare perché le donne ora non sono in media più felici degli uomini, come riscontrato invece in studi pre-covid. Una disoccupazione più elevata contribuisce anche ai livelli medi di soddisfazione della vita più bassi osservati rispetto ad altri rapporti raccolti prima del COVID-19. 

Il report mostra risultati di dati aggregati e non è possibile, ad esempio, indagare il ruolo che altri fattori generalmente importanti per la felicità possano aver avuto durante il COVID-19: tipologia di lavoro più atta al telelavoro, numero di figli, tipologia di welfare state e politiche di childcare, capacità delle famiglie di connettersi alla rete, supporto sociale, etc. Tuttavia, se il COVID-19 ha rappresentato uno shock negativo per l’umanità nel suo complesso, non si può dire lo stesso per la scienza. Tra i molteplici articoli scientifici sul COVID-19 che sono stati pubblicati in questi ultimi mesi e tra quelli ancora in preparazione, alcuni affrontano nel dettaglio i fattori di cui sopra. Non ci resta che attendere i risultati!  

Scritto per “Nuovo Progetto” – mensile del SERMIG.

Author: Piero

I am Associate Professor of Economics at the Dept. of Economics & Statistics “Cognetti de Martiis” of the Univ. of Turin, and research affiliate at Collegio Carlo Alberto. I studied Political Science at Bachelor’s and Master’s level at the Univ. Federico II in Naples, the lovely city where I grew up and where I’ve learnt how to survive most other places of the world. Then I received the MSc in Development Economics and the PhD in Economic Theory & Institutions at the Univ. of Rome “Tor Vergata”. Although I was trained as an economist my research topics are at the intersection between different social sciences. They include social preferences (e.g. trust, altruism, cooperation), subjective well-being, happiness and development (e.g. microfinance, civil war and natural disasters). I use experimental- and applied-economics methods such as fieldworks, lab-experiments, policy evaluation tools and analysis of survey data. I founded and currently lead CLOSER (Center for LabOratory Simulations and Experimental Research) with the aim of bringing together psychologists, sociologists and economists for a broader understanding of human behavior. I love riding my mountain and road bikes, swimming, traveling, listening to music and playing it with my indie-rock band.

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